Padova, 25 ottobre 2018 - Comunicato stampa
Un intero week-end dedicato alla scoperta delle eccellenze enogastronomiche e manifatturiere delle Venezie: questo è We-Food, manifestazione che, da venerdì 2 a domenica 4 novembre, permetterà di discutere sui grandi temi dell'industria agroalimentare, visitare le fabbriche artigianali e industriali del gusto, seguire gli show-cooking, assaggiare i prodotti e visitare i territori di produzione.
Promossa dalla guida "Venezie a Tavola", diretta da Luigi Costa, e ItalyPost e curata da Goodnet Territori in Rete, la manifestazione è realizzata grazie alle partnership con Berto's, Astoria Vini, Rigoni di Asiago e Lattebusche.
VENERDI' 2 NOVEMBRE: L'APERTURA ALLA CUOA BUSINESS SCHOOL
La manifestazione, giunta alla seconda edizione, si aprirà venerdì 2 novembre alle 15.00 presso la sede di CUOA Business School, a Villa Valmarana Morosini, con un grande convegno inaugurale in cui interverrà Daniele Manca, vicedirettore del Corriere della Sera, che interrogherà Enrico Berto, amministratore delegato di Berto's, Riccardo Illy, presidente del Gruppo Illy, e Giorgio Polegato, presidente di Astoria Vini, sulle sfide del Made in Italy e sul ruolo delle imprese nel settore food. Nella seconda parte dell'evento, in occasione della presentazione del libro Età dell'erranza. Il futuro del turismo tra industria, ozio e creatività (Marsilio) del sociologo Domenico De Masi, si ragionerà di come arte, cibo e cultura possano rilanciare il turismo e in particolare delle prospettive offerte dalla candidatura delle colline del Prosecco a Patrimonio Unesco. Insieme all'autore, interverranno Innocente Nardi, presidente del Consorzio del Prosecco, e Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola. A condurre il dibattito, sarà Daniele Ferrazza, giornalista de La Tribuna di Treviso.
DA LATTEBUSCHE CON ALESSANDRO DAL DEGAN
Alle 19.30, la giornata inaugurale di WeFood si sposterà a Sandrigo, presso la sede del Bar Bianco di Lattebusche, dove si terrà l'evento "Cibo e natura: gli chef si raccontano", in cui, durante uno showcooking di Alessandro Dal Degan, chef del Ristorante "La Tana Gourmet", si intervalleranno gli interventi di Matteo Bortoli, direttore marketing Lattebusche, e Luigi Costa, direttore di "Venezie a Tavola".
GLI EVENTI SPECIALI DA BERTO'S PER "RACCONTARE IL MADE IN ITALY" E LE BIRRE ARTIGIANALI A PORDENONE
Gli eventi speciali continueranno nelle altre giornate del weekend dedicato alla scoperta delle fabbriche del gusto delle Venezie. Sabato 3 novembre, dalle ore 17.00, Berto's ospiterà l'evento "Raccontare il food italiano": in occasione della presentazione del libro Artisti della fame. Storie di viventi alle prese col cibo (Derive/Approdi editore) del sociologo Roberto Masiero, discuteranno con l'autore Marco Bettiol, docente di Economia e gestione delle imprese dell'Università di Padova e autore di Raccontare il Made in Italy (Marsilio), e Martha Friel, ricercatore in Economics and Business Management all'Università di Lingue e Comunicazione IULM e autore del saggio Il brand Made in Italy. Seguirà un aperitivo di chiusura con catering.
Domenica 4 novembre, invece, sarà Pordenone Fiere a ospitare l'evento "Le novità che bollono in pentola…e nel tino", in programma per le ore 18.00. La giornalista Chiara Andreola condurrà gli interventi di Ivan Borsato, presidente per il Veneto della categoria birrai artigiani in Confartigianato, Marco Colognese, collaboratore della guida enogastronomica "Venezie a Tavola", Severino Garlatti Costa, presidente dei Birrai Artigiani del Friuli Venezia Giulia, e Carlo Nappo, chef del ristorante Podere dell'Angelo di Pasiano (Pordenone).
LE FABBRICHE DEL GUSTO
Adelia Di Fant (San Daniele del Friuli, Udine). È ben noto che distillati e cioccolato formano un connubio sorprendente, in grado di esaltare al meglio i gusti e i sapori. In Friuli è presente un'azienda che è riuscita a proporre ai suoi clienti diverse tipologie di prodotti legando i sapori della tradizione della distilleria friulana insieme a quelli del cioccolato: è Adelia Di Fant, di San Daniele del Friuli. L'azienda nasce da un'idea di Adelia Di Fant, imprenditrice friulana che negli anni Ottanta vendeva distillati e liquori, provenendo da una famiglia che operava nel campo dell'agroalimentare. Si rese presto conto però che la sua passione riguardava un altro campo, quello del cioccolato. Decise quindi di seguire il suo sogno e provò a realizzare un prodotto che univa la dolcezza del cacao ad un distillato tipico della sua regione: la grappa. Affidandosi a un mastro cioccolatiere nacque così la pralina alla grappa che fece partire la sua azienda omonima, la quale divenne un'attività riconosciuta come artigianale nel 2007. Col tempo, l'azienda ha allargato il proprio catalogo a tavolette e creme spalmabili, nonché a vere e proprie creazioni, come praline, bicchierini o lecca lecca, ma anche grappe e distillati alla frutta, amari e liquori alle erbe, frutta sotto spirito e zucchero aromatizzato. Tutte queste delizie sono rigorosamente artigianali, motivo d'orgoglio per l'azienda. Nel weekend dedicato alla scoperta delle Fabbriche del Gusto, la cioccolateria artigianale Adelia Di Fant accoglierà i visitatori all'interno del suo laboratorio, svelando i segreti dell'arte cioccolatiera. Un'occasione unica per mettersi alla prova, attraverso laboratori pratici, nella creazione delle famose praline alla grappa, marchio di fabbrica della produzione Adelia Di Fant. I laboratori sono aperti a 12 partecipanti per sessione e si terranno sabato 3 e domenica 4 novembre.
Berto's (Tribano, Padova). Ricerca, innovazione, design e personalità: tutto questo è Berto's, azienda di Tribano che dal 1973 produce e commercia sistemi professionali di cottura. Il fondatore, Giorgio Berto, che prima ricopriva mansioni commerciali in una ditta analoga, decise di mettersi in proprio facendo leva sulle esperienze maturate negli anni. La sua intuizione vincente fu quella di industrializzare un settore che, negli anni Settanta, era ancora molto artigianale, dandogli subito una spinta e una visione internazionale, puntando al commercio estero e cercando l'innovazione e la qualità. L'azienda è cresciuta di anno in anno, espandendosi nei mercati stranieri a tal punto che già dal decennio scorso l'estero copre l'80% del fatturato complessivo. Tra le maggiori referenze della Berto's si trovano infatti cucine in prestigiosi ristoranti, hotel e showroom degli Emirati Arabi, Arabia, Russia, Svizzera, Svezia, Danimarca, Hong Kong, Singapore, e molti altri Paesi. Con il tempo, si è dato sempre più impulso alla ricerca e allo sviluppo: oggi l'azienda, guidata dal figlio di Giorgio, Enrico, punta a una produzione che segue i principi della lean production, ottimizzando l'organizzazione dei processi e reinvestendo nella produzione tutto quello che viene guadagnato, in modo da non risentire delle strette del credito. Qualità del prodotto e innovazione sono il fiore all'occhiello delle cucine Berto's, nate per rispondere alle esigenti richieste del settore della ristorazione, che vanno dal design all'ergonomia e al comfort, dalla tecnologia alla performance e affidabilità. Tutto questo consente agli chef di costruirsi una cucina "su misura", in base alle proprie esigenze. E ormai sono molti gli chef che lavorano ai fornelli dell'azienda padovana: da Antonino Cannavacciuolo a Moreno Cedroni, da Giancarlo Perbellini a Carlo Cracco. In occasione di WeFood, sabato 3 novembre, Berto's propone due turni di visita in produzione e showcooking con degustazione a cura di Emanuele Scarello, chef 2 stelle del ristorante "Agli Amici" di Udine.
Caseificio Castellan (Rosà, Vicenza). Spesso dietro ad un'azienda d'eccellenza c'è un'etica di lungo corso: è il caso del Caseificio Castellan Urbano di Rosà, che, grazie all'utilizzo di materie prime di qualità e a un lavoro basato su solidi principi, negli anni ha raggiunto importanti risultati e numerose soddisfazioni. Nel caseificio, prossimo al traguardo dei cinquant'anni, il motto è ancora quello del fondatore, Urbano: «Fa' puìto, che xè roba che a zente magna!». Un invito a stare attenti anche ai dettagli, quando si tratta di cibo. La sfida, ora raccolta dalle figlie Sonia, Manola e Sara, che gestiscono con tenacia e spirito d'innovazione l'azienda lasciata loro dai genitori, è quella di puntare tutto sulla qualità e sulla genuinità, invece che sulla quantità. Le tre donne, unendo la maestria dell'arte casearia "di una volta" alla ricerca continua, perseguono nella scelta di famiglia di produrre formaggi senza aggiungere alcun tipo di conservante, pur essendo comunque attrezzate per la grande distribuzione. La qualità è poi data dalla scelta del latte di mucca e di capra, raccolto quotidianamente da diciassette stalle selezionate e certificate, gestite da storiche famiglie di contadini che alimentano il bestiame con foraggio sano. L'etica è quella paterna: continuare ad approvvigionarsi dai piccoli allevatori vicentini, pagando un po' di più rispetto al latte proveniente dall'estero ma venendo ripagate dalla qualità della materia prima. Qualità che è stata premiata più di una volta: il caseificio Castellan, infatti, è stato nominato due volte medaglia d'oro del Veneto (nel 2014 e nel 2016) come migliore stracchino regionale e ha ricevuto l'Oscar all'Italian Cheese Awards (nel 2015 e 2016) quale prodotto più buono d'Italia; è stato insignito anche della menzione "Forme di solidarietà", un premio critico di una giuria composta da 25 giornalisti del food. Sabato 3 e domenica 4 novembre, Castellan Urbano offrirà delle visite guidate all'interno della propria area produttiva per far conoscere le diverse fasi di lavorazione del formaggio, a conclusione delle quali si potrà degustare una selezione di prodotti scelti. La durata della visita completa di degustazione è di 1 ora e 30 minuti.
Distilleria Ceschia (Nimis, Udine). Tutto ebbe origine nel 1886 a Nimis, in provincia di Udine, quando Giacomo Ceschia iniziò a girare di paese in paese con il suo carretto a raccogliere le vinacce e la frutta dagli agricoltori per distillarle nell'alambicco che lui stesso aveva costruito. Nacque così una tradizione di famiglia che si è tramandata fino a oggi: l'alambicco ambulante oramai è solo un ricordo, ma la passione e la pazienza di adesso sono le stesse di allora. La storica distilleria Ceschia, ristrutturata di recente, continua infatti a produrre la grappa con la ricetta originale del 1886, utilizzando sempre materie prime di altissima qualità. È un'azienda legata in maniera viscerale al proprio territorio, e ciò si nota anche dal tipo di vinaccia usata per la produzione dei distillati, ovvero quella di Verduzzo coltivato in Ramandolo, una conca che incrocia storie di Longobardi e Celti e tradizioni radicate nei secoli. La preparazione della grappa è condotta in maniera scientifica, utilizzando il metodo di distillazione artigianale: appena le vinacce raggiungono il corretto grado di fermentazione vengono distillate un poco alla volta in caldaiette di rame, dalle quali sale il vapore contente l'alcool e le essenze. Questo viene raccolto nel cosiddetto "elmo" o "capitello", quindi portato allo stato liquido grazie ad una serpentina che sfrutta il meccanismo di condensazione. Alla fine di tutto la grappa va a riposare per almeno tre anni, sviluppando quei sentori che la caratterizzano. Da pochi anni la distilleria Ceschia è di proprietà della Molinari Italia, ma nonostante ora faccia parte di un grande gruppo ciò che continua a contraddistinguerla è la sua tradizione, lunga quasi un secolo e mezzo, fatta di legami con il territorio e di sapienza e attenzione nel produrre. La Distilleria Ceschia offrirà al pubblico di WeFood la possibilità di conoscerla da vicino con dei tour di visita e degustazione: sono previsti 3 turni di visita sabato 3 novembre e tre turni domenica 4 novembre.
Distilleria Schiavo (Costabissara, Vicenza). Lentezza e attenzione al processo di distillazione fanno della grappa della Distilleria Schiavo un prodotto di chiara eccellenza. Una storia antica, iniziata nella Serenissima Repubblica Veneta nell'allora Costa Fabrica, oggi Costabissara: Domenico Schiavo in sella ad un carretto in compagnia di un alambicco si offre ai proprietari di grandi fattorie come "distillatore a domicilio". Raccoglie grandi quantità di grappa rifornendo, così, foresterie, locande e osterie del vicentino e tramandando la passione a suo figlio Giuseppe. Molti anni dopo, fra le due Guerre, è la volta di Guido, che inizia ad utilizzare vinacce fresche, con il risultato di una maggiore resa, grappe profumate e sapori rinnovati. Negli anni Sessanta, Giuseppe Schiavo apre alla nascente industrializzazione italiana: nuove distillerie e nuovi punti vendita si affacciano sul mercato, la distribuzione in provincia aumenta e, di conseguenza, l'attività cresce velocemente. Cura nella ricerca delle materie prime, etichette semplici ma immediate, eliminazione dei silos di stoccaggio vinacce e il restauro completo dell'impianto di distillazione sono le iniziative portate avanti da Giuseppe, per aumentare e migliorare l'estrazione olfattiva e gustativa del prodotto, anche a scapito della quantità. Con gli anni, si decide di abbandonare la grossa distribuzione per cominciare la sfida più grande: la ristorazione di alto livello e le enoteche storiche d'Italia. Piovono soddisfazioni e conferme di essere sulla strada giusta e anche all'estero si comincia a degustare e a ricercare la grappa della famiglia Schiavo. Il mercato si apre alla nuova Europa e al mondo con Marco, quinta generazione, che, con una visione di marketing e di distribuzione del prodotto, cerca di dare un'immagine forte di tipicità e di territorio, proponendo il consumo del distillato anche in cucina e con i cocktail, per rinnovare il modo di gustare e di intendere la grappa. In occasione di WeFood, Distilleria Schiavo aprirà le porte al pubblico per quattro turni di visita guidata, due sabato 3 novembre e due domenica 4 novembre, a cui seguirà una degustazione e sperimentazione nel mondo del distillato e delle sue possibili reinterpretazioni. La durata della visita completa di degustazione è di 1 ora e mezza ed è aperta a un massimo di 15 partecipazioni per turno.
Fraccaro (Castelfranco Veneto, Treviso). Un mondo di sapori autentici, di dolci tentazioni e grandi invenzioni dolciarie: tutto questo è Fraccaro Spumadoro, azienda di Castelfranco Veneto nata nel 1932, quando Elena e Giovanni Fraccaro aprirono il loro panificio, dando inizio a una tradizione dolciaria destinata a diventare rinomata nel tempo. Insieme al buon pane, infatti, il forno si fece notare per le sue dolci specialità e il gradimento fu tale che, nell'immediato dopoguerra, ne venne inaugurato un secondo in Borgo Pieve, specializzato nella produzione di focacce, panettoni e plum-cake. Poi, nel 1970, venne inaugurata la sede attuale, situata lungo la statale che da Treviso porta a Vicenza. Da quel momento la crescita è continua, forte di una diversificazione dei prodotti sempre maggiore, tanto che a metà degli anni Ottanta diventò necessario mettere in funzione un magazzino di quasi duemila metri quadrati. La famiglia Fraccaro, che guida ancora l'azienda con i membri della terza e quarta generazione, ha mantenuto nel tempo la filosofia dei fondatori: puntare sulla tradizione artigiana ma con una spiccata mentalità industriale. La qualità è una delle ragioni del successo dell'azienda di Castelfranco. L'attenzione alla selezione degli ingredienti, come ad esempio l'utilizzo del lievito madre per la fermentazione naturale della pasta, si accompagna allo studio delle tempistiche di preparazione: infatti, per produrre un panettone il tempo previsto è di tre giorni, in modo da rispettare le fasi di lievitazione e farcitura. La crescita e la diversificazione dei prodotti hanno portato negli anni a una differenziazione in tre marchi: Fraccaro, Pasticceria Fraccaro e Pasticceria Fraccaro Bio, che di recente investe anche nel biologico senza glutine e nelle specialità vegane. Da pochissimo, inoltre, al Fraccaro Café di Castelfranco Veneto è stato lanciato un menu adatto anche alle persone affette da diabete di tipo 1, offrendo la possibilità di acquistare prodotti e oppure di gustare proposte gourmet "a prova di diabete". Fraccaro accoglierà il pubblico di WeFood all'interno della sua sede di Castelfranco Veneto, con due turni di visita sabato 3 novembre e uno domenica 4 novembre. Sarà l'occasione per scoprire il cantiere di produzione delle delizie marchiate Fraccaro e potersi intrattenere con una degustazione speciale. La durata della visita completa di degustazione è di 1 ora e mezza.
Funghi Valbrenta (Cismon del Grappa, Vicenza). Trent'anni fa, nei capannoni dismessi di un ex opificio, nasceva la Funghi Valbrenta: 9.600 metri quadri di area attrezzata, una filiera produttiva tutta italiana, fonti di energia rinnovabili e una qualificata manodopera sono state le solide fondamenta per la produzione di ottimi funghi coltivati. L'azienda sviluppa la propria attività principale nel Comune di Cismon del Grappa, località che, grazie alla vicinanza del fiume Brenta e del Monte Grappa, possiede caratteristiche climatiche uniche per la coltivazione dei funghi. L'intero processo produttivo avviene nel pieno rispetto del ciclo naturale del fungo, la cui maturazione viene seguita da personale esperto e senza l'utilizzo di prodotti di sintesi. Ricerca e innovazione sono da sempre presenti nella strategia dell'azienda, che abbina l'efficienza produttiva alla sostenibilità ambientale. Le strutture produttive aziendali, tecnicamente all'avanguardia, nascono, infatti, pensando all'ambiente: da parte della Funghi Valbrenta c'è un'attenzione spiccata ai consumi energetici e di acqua, oltre che all'introduzione di energia da fonti rinnovabili, in modo da ridurre al massimo l'impatto dell'attività produttiva in un contesto tra i più incontaminati del Veneto. I prodotti sono vari: si va dall'Agaricus Bisporus, meglio conosciuto come Champignon, all'Agocybe Aegerita o Piopparello, fino al Pleorotus Ostreatus, detto anche orecchietta od ostricone. In poche ore dalla raccolta arrivano freschi sulle tavole italiane grazie ad un'efficiente catena distributiva. In occasione di WeFood, domenica 4 novembre sarà possibile visitare Funghi Valbrenta, che nel corso della giornata propone 3 turni di visite guidate e laboratori alla scoperta dei funghi. La durata della sessione di visita comprensiva di laboratorio è di 1 ora e mezza.
Gubane Dorbolò (San Pietro al Natisone, Udine). La gubana è un vero e proprio simbolo della tradizione dolciaria delle Valli del Natisone. La sua antica origine risale al quindicesimo secolo, quando popoli di origine slava emigrati in Friuli tramandarono l'usanza di preparare questo dolce nelle grandi occasioni, di generazione in generazione. Nella località del Tiglio di San Pietro al Natisone, Antonia Onesti, che divenne poi la moglie di Antonio Dorbolò, iniziò a preparare la gubana nel suo forno a partire dagli anni Trenta. Nel 1955 venne fondata l'azienda giunta ormai alla terza generazione e gestita da Jessica e Joelle Dorbolò. Ancor oggi le gubane Dorbolò rispettano l'antica ricetta della fondatrice e vengono fatte rigorosamente a mano, tant'è che in famiglia ognuno riesce a riconoscere chi le ha create. Un vero e proprio trionfo di artigianalità e gusto: i dolci vengono preparati con una pasta dolce lievitata e farcita di noci, uvetta e pinoli, ai quali si possono aggiungere a piacimento mandorle, cubetti di arancio e nocciole, il tutto amalgamato con zucchero, liquori, sale, limone e vaniglia. Oltre alle gubane, vengono prodotti gli strucchi, preparati con lo stesso ripieno, il cuor di castagna e le focacce. Da pochi anni, inoltre, l'attività famigliare si è allargata con la produzione di pane, venduto sempre nello stesso locale. Nel negozio, infine, è possibile acquistare diversi prodotti tipici delle Valli del Natisone: tra questi non mancano le marmellate, le mele e il succo di mela prodotto a chilometro zero. Gubane Dorbolò aprirà i battenti ai visitatori in occasione di WeFood. Gli interessati sono chiamati a curiosare all'interno del laboratorio artigianale per scoprire la maniera di preparazione del dolce e assaggiarne poi la qualità. 4 turni di visite guidate tra sabato 3 e domenica 4 novembre, per un massimo di 15 partecipanti ognuno.
La Contarina (Illare, Verona). Maurizio Tamellini è il proprietario di un incantevole oliveto sulle colline veronesi che lambiscono la Valle di Mezzane e quella di Illasi, dove le condizioni climatiche e del terreno sono particolarmente favorevoli alla coltivazione dell'olivo: un substrato di marna e arenarie, l'assenza di qualsiasi insediamento urbano invasivo e la forma della valle chiusa che mantiene temperature sempre controllate durante tutto l'anno costituiscono infatti l'ambiente ideale per la produzione di olio. Da queste colline ha origine l'olio extravergine La Contarina, che viene prodotto attraverso tecniche estrattive avanzate, innovative e rispettose dell'ambiente. La produzione, che avviene in un frantoio inserito in un antico casale di pietra risalente al Settecento, deriva da diverse qualità di olive, come ad esempio Grignano, Leccio, Leccio dal Corno, Casaliva, Pendolino, Favarol, e Moraiolo. Queste vengono raccolte a mano a partire dai primi giorni di ottobre, raffreddate in apposite celle e lavorate a ciclo continuo. L'olio viene poi filtrato e stoccato in botti inox nel corso della stessa giornata di raccolta, per poi essere confezionato in eleganti bottiglie. L'olio La Contarina vanta anche numerosi premi: nel 2016 ha ottenuto l'Aipo d'Argento, nel 2017 la medaglia d'oro del Consorzio della Valpolicella come miglior olio e nel 2018 ha conquistato ben tre Foglie Verdi Gambero Rosso per l'olio DOP veneto Valpolicella. Maurizio Tamellini aprirà i cancelli della sua Tenuta di Illasi al pubblico di WeFood. Nelle giornate di sabato 3 e domenica 4 novembre sarà possibile visitare lo splendido oliveto e il frantoio, per poi assaporare le diverse qualità del prodotto. La durata della visita completa di degustazione è di 1 ora ed è aperta a un massimo di 5 partecipazioni per turno.
La Gubana della Nonna (San Pietro al Natisone, Udine). Artigianalità, attenzione alla scelta delle materie prime e rispetto delle tradizioni: questi sono i segreti della Gubana della Nonna, piccolo forno artigianale di Azzida, frazione di San Pietro al Natisone, che dal 1998 produce i dolci tipici della tradizione friulana. A condurre l'attività sono madre e figlia, Valeria Domenis ed Elisa Costantini. La prima è addetta alla produzione, la seconda al packaging e a tutto ciò che ruota attorno all'immagine, ormai fondamentale anche quando si parla di cibo. I prodotti proposti da Valeria sono il risultato di una ricerca di anni in giro per le Valli del Natisone tra le donne che facevano ancora in casa le gubane e gli strucchi, non solo con l'intento di farsi tramandare le ricette, ma anche per cogliere l'essenza del dolce tipico del Friuli. Una volta si faceva tutto a occhio, o al massimo si misurava con un pentolino o un bicchiere, perciò codificare una ricetta significava fare e disfare, provare e riprovare. Recuperando tante ricette originali, raccogliendole da donne che oggi in molti casi non ci sono più, Valeria ha tenuto in vita una tradizione. Il prodotto principe dell'azienda è la gubana, fatta di pasta dolce lievitata, avvolta a mano su sé stessa e ripiena di nocciole tritate, noci, uvetta, pinoli e altre bontà, ma dalla "nonna" si produce molto altro: biscotti artigianali, torte di mele, plum cake, crostate, torte salate, strucchi, focacce e trecce, strudel e muffin. Il piccolo forno negli anni ha saputo resistere alla concorrenza dei dolci industriali o dei prodotti più a buon mercato che si possono trovare nella vicina Slovenia puntando sulla scelta delle materie prime e l'artigianalità dei prodotti: la qualità paga sempre. La Gubana della Nonna, sabato 3 e domenica 4 novembre, offrirà al pubblico di WeFood la possibilità di mettere in pratica la storica ricetta, proponendo due sessioni esclusive di laboratorio pratico. Altre due sessioni laboratoriali saranno invece dedicate alla biscotteria artigianale. I laboratori sono aperti a un massimo di 15 partecipanti.
Lattebusche (Busche, Belluno). Lattebusche oggi è una delle aziende casearie più importanti in Italia, moderna e all'avanguardia, ma possiede delle origini umili e profondamente radicate nel proprio territorio, il Bellunese, zona ricca di pascoli con una lunga tradizione nell'allevamento del bestiame. Più di sessant'anni fa, i piccoli allevatori del paese di Busche decisero di andare a mungere a turno le vacche presso un unico "casello", cercando così di abbattere i costi della produzione e guadagnare di più. Nel tempo questi allevatori si associarono, comprendendone altri di paesi vicini e costituendo latterie cooperative di dimensioni via via più grandi, capaci di fronteggiare con maggior forza lo squilibrio di mercato tra agricoltura di montagna e quella di pianura. L'idea si è rivelata vincente e nel 1954 i 36 soci della cooperativa hanno fatto nascere a Busche la Latteria Sociale Cooperativa della Vallata Feltrina, oggi Lattebusche. Dislocata su cinque stabilimenti produttivi (Busche, Chioggia, Sandrigo, Camazzole e San Pietro in Gù), l'azienda lavora giornalmente oltre 3.600 ettolitri di latte che danno vita ad un'ampia gamma di prodotti: dal latte fresco Alta Qualità, allo yogurt, al gelato, fino ai formaggi, sia freschi che stagionati, il più noto dei quali è il Piave DOP. Il caseificio di Busche, oltre a rappresentare la sede storica della Cooperativa, è il più importante degli stabilimenti sia per quantità di latte lavorato che per la gamma di produzione. In una struttura di 15.000 metri quadri tecnologicamente all'avanguardia, vengono prodotti formaggi duri e semiduri, in formato di 6 chili, ovvero Piave, Montasio, Nevegal, Dolomiti. Per la stagionatura dei formaggi lo stabilimento di Busche dispone anche di un magazzino automatizzato dalla capacità di 240.000 forme di formaggio. Nello stesso stabilimento sono inoltre lavorati gran parte dei prodotti delle linee latte, formaggi freschi e latticini. Lattebusche, sabato 3 e domenica 4 novembre, offrirà al pubblico di WeFood la possibilità di visitare lo stabilimento con turni di visita della durata di un'ora e mezza.
Lattebusche (San Pietro in Gù, Padova). A San Pietro in Gù, in provincia di Padova, è collocato uno dei cinque stabilimenti del colosso caseario Lattebusche, che ha sede a Busche, nel Bellunese, ma che disloca la produzione anche nelle sedi di Chioggia, Sandrigo, Camazzole e, per l'appunto, di San Pietro in Gù. Questo stabilimento fa parte di Lattebusche dal 2009, quando la Latteria Molinetto venne incorporata per fusione: il caseificio, di origini lontane, era tradizionalmente vocato alla trasformazione del latte in formaggi stagionati DOP, come il Grana Padano e il Montasio, mentre solo una piccolissima quota di latte veniva trasformata in altri formaggi destinati alla vendita locale. Ora invece lo stabilimento è adibito unicamente alla produzione del formaggio DOP Grana Padano: la capacità produttiva della sede padovana è di circa 1.500 quintali di latte al giorno, pari a circa 300 forme di formaggio. L'acquisizione, per Lattebusche, è stata strategica: da 9 anni l'azienda dispone infatti di tre nuovi punti vendita, nonché di una quota importante nel capitale sociale di Agriform (Consorzio di commercializzazione di cui già l'azienda era socia), tanto da divenire socio di riferimento. Inoltre, la vocazione della Latteria Molinetto per la trasformazione del latte in formaggi stagionati ha consentito a Lattebusche di spostare la maggior parte della produzione del Grana Padano in un unico stabilimento, razionalizzando gli aspetti produttivi e contenendo i costi. Lattebusche, sabato 3 novembre, offrirà al pubblico di WeFood la possibilità di visitare lo stabilimento turni di visita della durata di un'ora e mezza.
Lattebusche (Sandrigo, Vicenza). A Sandrigo, in provincia di Vicenza, è collocato uno dei cinque stabilimenti del colosso caseario Lattebusche, che ha sede a Busche, nel Bellunese, ma che disloca la produzione anche nelle sedi di Chioggia, San Pietro in Gù, Camazzole e, per l'appunto, di Sandrigo. Questo stabilimento fa parte di Lattebusche dal 1993, anno in cui le cooperative San Bovo di Dueville e Brega vennero incorporate per fusione. Nel corso degli anni altre cooperative locali si sono fuse a questo centro produttivo e attualmente lo stabilimento rappresenta la maggior concentrazione di conferimento e lavorazione del latte di tutta l'area vicentina. La sede di Sandrigo lavora annualmente circa 200.000 ettolitri di latte bovino ed è adibito alla produzione dei formaggi a denominazione di origine protetta tipici della zona, ovvero il Grana Padano e l'Asiago, oltre al formaggio Pennanera. Alle classiche lavorazioni per la produzione dei formaggi, dove la mano esperta dei casari è fondamentale, si affianca la moderna tecnologia del magazzino di stagionatura, nel quale le 35.000 forme di Grana Padano vengono periodicamente rivoltate e spazzolate mediante un sistema automatizzato. Anche qui, come nelle altre sedi produttive di Lattebusche, si trova il Bar Bianco, uno spaccio per la vendita diretta dei prodotti caseari affiancato da un bar dedicato alla vendita di soli prodotti analcolici. Collocato in una zona di grande passaggio all'uscita dell'autostrada di Dueville, è diventato nel tempo un elemento strategico per veicolare l'immagine dell'azienda e di tutti i prodotti. Venerdì 2 novembre, alle 18.30, sarà possibile visitare il Bar Bianco di Lattebusche, mentre alle 19.30 si terrà l'evento "Cibo e natura: gli chef si raccontano", con gli interventi di Matteo Bortoli, direttore marketing Lattebusche, e Luigi Costa, direttore di "Venezie a Tavola", e showcooking di Alessandro Dal Degan, chef del Ristorante "La Tana Gourmet".
Loison (Schiavon, Vicenza). "La tradizione è il nostro principale ingrediente": così afferma Dario Loison, guida della pasticceria artigianale di Costabissara che da tre generazioni sforna un'ampia gamma di dolci e che nel tempo è diventata una realtà presente in più di cinquanta Paesi. Una storia di famiglia, che nasce nel 1938, quando Tranquillo Loison inaugura l'attività, per poi proseguire con il figlio Alessandro, che apre un nuovo laboratorio nel 1969, e infine approdare alla terza generazione, che a partire dagli anni Novanta inizia ad espandere il commercio in Europa e Oltreoceano. Per quanto la varietà di dolci prodotti sia ampia (si va dalle colombe alle focacce ai biscotti), il protagonista indiscusso di casa Loison rimane il panettone, che negli anni ha ottenuto più di 15 importanti riconoscimenti: è su questo dolce tradizionalmente natalizio che Dario ha infatti espresso il suo "genio imprenditoriale", trasformandolo da prodotto stagionale a prodotto senza tempo, proponendo gusti nuovi ogni anno ed esportandolo nei Paesi più remoti. La bontà del prodotto è poi accompagnata dalla qualità dell'immagine: e a curarla è Sonia Pilla, moglie di Dario, che, con uno stile appositamente concepito per l'azienda, riveste i prodotti con un packaging elegante e ricercato: confezioni di latta o di cartone decorate diventano borse da shopping, trousse da viaggio o complementi d'arredo da conservare e riutilizzare. Da non dimenticare, infine, il museo Loison, uno spazio nato e cresciuto grazie alla passione di Dario Loison per gli oggetti d'antiquariato che contiene antichi macchinari da pasticceria, una collezione di libri antichi, poster, cartoline, bottiglie di aromi ed essenze dei primi del Novecento. Il pubblico di WeFood potrà visitare l'intera azienda, come l'originale Museo Loison, con due turni di visita sabato 3 novembre e due turni domenica 4 novembre, ognuno della durata di un'ora.
Tecnoeka (Borgoricco, Padova). Nel 2018 Tecnoeka festeggia i primi quarant'anni di attività: una storia iniziata nel 1978 e che ha portato l'azienda padovana produttrice di forni professionali ad esportare in oltre 100 Paesi nel mondo. L'evoluzione di Tecnoeka inizia negli anni Novanta, quando le richieste dei consumatori hanno portato l'azienda a concentrarsi nella realizzazione di attrezzatture destinate alla cottura professionale, ma la svolta fondamentale avviene nel 2013, con il trasloco della sede aziendale nel nuovo stabilimento di Borgoricco, completo di un ampio spazio produttivo dedicato alle lavorazioni delle lamiere e al montaggio, laboratori, uffici, sale multimediali e degustazione. Qui la materia prima viene lavorata per ottenere il prodotto finito che viene collaudato direttamente sulle linee di montaggio. Sotto la guida della famiglia Lora, l'azienda vive un periodo di forte crescita e industrializzazione. La parola d'ordine è innovazione tecnologica: infatti, gli investimenti si concentrano soprattutto nel settore ricerca e sviluppo, con l'acquisto di strumenti ed attrezzature altamente performanti e tecnologiche e la formazione del personale. La gamma di prodotti offerti è molto ampia, che va dai forni elettrici a quelli a vapore a quelli combinati, ma un posto di rilievo è occupato dai forni 'Compact', pensati per ristoranti e gastronomie che devono coniugare tecnologia all'avanguardia con gli spazi contenuti dell'ambiente di cucina, andando così incontro alle esigenze dei ristoratori. Tecnoeka vanta inoltre certificazioni di conformità di prodotto e di sicurezza europee e internazionali che le permettono di esportare in oltre 100 paesi al mondo, i quali rappresentano l'85% del fatturato totale. Con una sede operativa in Spagna, il respiro dell'azienda è sicuramente internazionale, ma le radici sono ben salde nel territorio. Tecnoeka aprirà le porte della sua realtà al pubblico di WeFood e ospiterà due showcooking d'eccezione, condotti dagli chef Andrea Nardin di Osteria V e Nicola Cavallin di Horteria. 2 turni di visita e showcooking, uno il sabato e uno la domenica, di massimo 30 persone.
VisVita (San Martino di Lupari, Padova). Genuinità, attenzione alle materie prime e tradizione: questa è la filosofia di VisVita, una giovane azienda di San Martino di Lupari dedicata alla produzione di pasta alimentare, fatta con farina biologica ottenuta da cereali italiani. L'azienda nasce dalla volontà di creare un alimento sano e genuino, puntando ad un'alta qualità nutrizionale grazie all'utilizzo di cereali biologici, possibilmente coltivati in Veneto. La produzione avviene come una volta, con un mulino con macine a pietra, una lavorazione lenta e un'essiccazione a bassa temperatura, in modo da mantenere inalterati tutti gli elementi presenti nel chicco, primo tra tutti il germe di grano. Con queste modalità "antiche" vengono prodotti diversi tipi di pasta: da quella di grano duro semintegrale, fonte di vitamine del tipo A, B e D, a quella di farro monococco, molto proteica e digeribile; dalla pasta di grano duro Perciasacchi, a basso contenuto di glutine, a quella di grano duro Senatore, indicata per le diete a basso indice glicemico. In questo modo, VisVita reinterpreta il significato latino di "forza vitale": quella della terra, quella delle tradizioni, quella della dedizione per il proprio lavoro. Il giovane pastificio di qualità di San Martino di Lupari racconterà al pubblico di WeFood l'arte di fare la pasta. Sabato 3 e domenica 4 novembre, l'azienda, diretta dall'appassionata personalità di Cristina Andretta, offrirà la possibilità di "mettere le mani in pasta", in cinque turni di laboratori per imparare a fare le tagliatelle. I laboratori sono aperti a un massimo di 15 partecipanti per sessione.
Zidarich (Trieste). Immersa tra i vigneti e la tipica vegetazione carsica, la cantina Zidarich nasce nel 1988 grazie alla determinazione e allo spirito innovativo di Benjamin Zidarich. Appena ventenne, decise di rivoluzionare l'azienda paterna, ampliando l'allora mezzo ettaro di vigneti sino ad arrivare agli otto ettari attuali e decidendo di estirpare gli uvaggi che aveva impiantato il padre per puntare su varietà autoctone del territorio, come ad esempio la Vitovska, il Terrano, il Malvasia e la Ribolla Gialla. Sin dall´inizio la nuova impresa si è presentata come una vera e propria sfida, su un territorio caratterizzato dalla roccia e pochissima terra rossa che esige un impegno continuo e grande dispendio di risorse. Nel 2009, la svolta: dopo otto anni di lavori, è stata inaugurata la nuova cantina che si sviluppa per circa 1.200 metri quadrati, scavata interamente nella roccia, sviluppata su cinque piani e con una profondità di 20 metri, e che ospita al suo interno tutto il processo produttivo vitivinicolo dell'azienda, con la cantina, la zona invecchiamento e le aree adibite alla lavorazione. La sala di degustazione, collocata al livello più alto, è caratterizzata da grandi vetrate da cui si gode una vista unica sulle vigne e da cui si distingue, in lontananza, il mare. La terra rimossa durante gli scavi è stata utilizzata nei vigneti e gli stessi muri sono stati costruiti con le pietre presenti nel terreno. Un'attenzione verso l'ambiente che conferma l'amore di Benjamin Zidarich per il suo Carso. Il risultato sono i suoi vini, fortemente improntati sulle caratteristiche del vitigno e del territorio e con un unico imperativo: nessun ricorso alla chimica. La splendida realtà di Benjamin Zidarich apre eccezionalmente le porte al pubblico in occasione di WeFood. In due turni di visite guidate, sabato 3 novembre, sarà possibile percorrere i cinque piani della Cantina scavata interamente nella roccia, per osservare e conoscere l'intero processo produttivo vitivinicolo, nelle sue diverse fasi. A conclusione della visita sarà infine possibile degustare il vino di produzione. Sono previsti due turni di visita dedicati ad un massimo di 10 partecipanti.
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