Il 3 novembre alla Fiera delle Utopie Concrete di Città di Castello (PG) il Viceministro Andrea Olivero interverrà per fare il punto sui lavori del Piano e sullo stato di salute del biologico in Italia
Bartolini, vicepresidente FederBio: "Apprezzabili le linee guida del Piano strategico del biologico. Necessario lavorare su formazione, ricerca e controllo e sviluppare un network interprofessionale che metta intorno a un tavolo mondo della produzione, della trasformazione e della distribuzione.
"Le linee guida del Piano strategico nazionale per lo sviluppo del sistema biologico vanno in una direzione condivisibile: come FederBio auspichiamo adesso che si passi alla fase attuativa".
È positiva la valutazione che Matteo Bartolini, vicepresidente dell'organismo che raggruppa la quasi totalità della rappresentanza del settore biologico in Italia e presidente del Gruppo di dialogo civile sulla PAC (Politica agricola comune) in Commissione europea, fa del documento approvato a marzo in Conferenza Stato Regioni e risultato del lavoro promosso dal Mipaaf (Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali) insieme a tutti gli attori del settore biologico. Bartolini, che con il Viceministro delle Politiche agricole Andrea Olivero interverrà giovedì 3 novembre alla Fiera delle Utopie Concrete di Città di Castello (PG), per fare il punto sull'avanzamento dei lavori del Piano e sullo stato di salute del Biologico in Italia, sottolinea come "la crisi dell'agricoltura convenzionale sta spingendo sempre più produttori a investire nel bio, un settore che richiede elevate competenze: per questo diventa fondamentale un serio e importante lavoro di formazione degli operatori".
Il Piano "va in questa direzione, puntando anche sulla riforma degli organismi di controllo e del sistema sanzionatorio. Come FederBio – prosegue Bartolini – crediamo poi che sarebbe importante sviluppare un network interprofessionale che metta intorno a un tavolo il mondo della produzione, della trasformazione e della distribuzione".
Elementi "qualitativi" che si affiancano agli obiettivi numerici presentati nel documento strategico: aumentare entro il 2020 del 50% le superfici agricole coltivate con il metodo biologico e del 30% il mercato dei prodotti biologici in Italia.
Ad oggi, però, "l'agricoltura biologica nel nostro Paese è ancora un'utopia concreta", sottolinea Karl-Ludwig Schibel, coordinatore della manifestazione umbra, laboratorio permanente per l'elaborazione e la trasmissione di esperienze, soluzioni e conoscenze di sostenibilità ecologica dell'economia e della società fondata nel 1988 dal pacifista e ambientalista altoatesino Alexander Langer.
"In Italia il 91,3% dei terreni agricoli sono ancora coltivati in modo convenzionale ma l'agricoltura tradizionale sta raggiungendo i suoi limiti, con costi sempre più alti per la salute di produttori, consumatori e Pianeta. La conversione ecologica dell'agricoltura non è più rimandabile, è un processo profondo che incontrerà ancora molte resistenze e qualche furbizia, ma al quale non c'è un'alternativa".
Anche perché è sempre più evidente, come sottolinea Valentino Mercati, presidente e fondatore del Gruppo Aboca, azienda leader nei prodotti per il benessere e la salute a base di complessi molecolari naturali, tra i relatori del convegno del 3 novembre, "lo stretto legame tra agricoltura, clima, ambiente e salute. L'impatto dell'agricoltura su ecosistema, salute e territorio può essere un problema o una risorsa, a seconda dell'agricoltura che si pratica. Il sistema agricolo è allo stesso tempo vittima e carnefice della crisi climatica: da un lato le monocolture omogenee, tipiche dell'agricoltura intensiva, sono vulnerabili agli eventi climatici estremi sempre più frequenti per il riscaldamento globale, dall'altro l'agricoltura industriale contribuisce in maniera significativa alle emissioni di gas serra responsabili del cambiamento climatico".
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