Si è conclusa la prima edizione di Rimini Beach Mini Maker Faire, organizzata da Blu Nautilus a Rimini Fiera: i maker di tutta Italia tornano a casa con un ricco bottino di incontri e scambi di esperienze. Rimini, ancora una volta, ha dimostrato di svolgere in maniera eccellente un ruolo primario in Italia come collettore di energie, e generatore di nuove idee: una veste che le è congeniale da sempre.
“Molti dei progetti che abbiamo visto qui erano delle autentiche sorprese anche per noi: ci siamo voluti fidare di queste persone meravigliose quando sono arrivate con le loro idee. La fiera l’hanno fatta loro e tutto ci ha confermato che anche in Italia il movimento Maker è già maturo per entrare a far parte a pieno diritto anche nel campo della formazione, oltre che nel processo artigianale e industriale in scala diffusa.
Siamo orgogliosi di essere riusciti a portare qui a Rimini il brand Maker Faire: è stato un progetto di cui eravamo letteralmente innamorati da anni, per il suo grande valore costruttivo e formativo. Vedere come i visitatori arrivati in fiera in questi due giorni hanno accolto la sfida dei nostri maker è stato molto bello e soprattutto incoraggiante, come auspicato anche da Morena Diazzi (Direttore Generale Attività Produttive, Commercio e Turismo Regione Emilia Romagna) nell’inaugurare la manifestazione.” [Fausto Bianchini, Amministratore unico di Blu Nautilus]
Il Laboratorio continuo tra Università, artigianato e street food tecnologico.
La condivisione è stata totale, a partire dai workshop e dalle conferenze che hanno visto il tutto esaurito nelle sale convegno di Rimini Fiera.
Tra i progetti presenti a Rimini Beach Mini Maker Faire molte sono state le realizzazioni di giovanissimi , come –giusto per citarne alcuni- Elena dall’Antonia che insieme al FabLab di Trieste ha concretizzato la sua tesi di laurea: l’interazione fra una mano bionica e le realizzazioni delle stampanti 3D applicata alla didattica per non udenti o non vedenti; ancora una tesi di laurea è quella di Giulia Caravita, che ha sfidato le casalinghe romagnole con la sua Piedina, una piadina tecnologica che abbiamo assaggiato degustando la birra fatta utilizzando un processore Arduino da Matteo Amaducci.
Altri maker ancora hanno portato il loro lavoro sull’upgrading: la personalizzazione totale e l’aggiornamento di questi strumenti, fedeli alla filosofia maker che ha fra i suoi obiettivi la creazione di alternative sostenibili al consumismo.
E’ stato come veder scorrere sotto i propri occhi una timeline del ciclo di vita e rigenerazione delle cose. Partendo dalle componenti base, (non solo elettroniche!), con ogni tipo di materiale abbiamo mostrato come l’artigianato tradizionale e l’ingegno tecnologico possano condividere gli stessi spazi creativi: la produzione degli oggetti, il loro sviluppo e declino, fino all’intervento fondamentale anche del crafting e della manualità nella fase di rinascita e ri-uso.
Anche i numeri di questa prima edizione sono incoraggianti: hanno risposto alla call 320 maker da tutta la Penisola e le diecimila presenze in un evento così particolare dimostrano che l’attenzione è viva e che un riscontro di qualità è molto apprezzato.
Adesso è il momento di rimettersi a lavorare: i maker ricominceranno ad elaborare quello che hanno recepito in questi due intensissimi giorni di lavori e l’organizzazione di Rimini Beach Mini Maker Faire, insieme a loro, per continuare a mantenere vivo e in fermento questo canale di attività così prezioso.
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