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giovedì 20 febbraio 2014

Oggi al convegno dell'Aiel nell'ambito di Progetto Fuoco - L'inviato del ministro dell'Ambiente: "Dobbiamo rottamare i vecchi impianti"



 

Oggi al convegno dell’Aiel nell’ambito di Progetto Fuoco

 

L’inviato del ministro dell’Ambiente: “Dobbiamo rottamare i vecchi impianti”

 

 

(c.5 20.2.2014) Anche se riusciremo nei prossimi decenni a evitare la catastrofe, il clima sulla Terra è destinato a peggiorare e in questo contesto siamo chiamati a migliorare, tra l’altro, la qualità dell’aria. Lo ha detto oggi a Progetto Fuoco in Fiera a Verona, Gianni Silvestrini, consigliere del ministro dell’Ambiente, chiudendo il convegno “Emissioni del riscaldamento domestico a biomasse. Stato dell’arte, misure di riduzione e azioni programmatiche delle regioni del Bacino Padano”, organizzato in collaborazione con Regione Veneto, Arpav e Aiel.

“In attesa del previsto accordo mondiale sul clima nel 2015 che vede l’Unione Europea compatta nel chiedere la riduzione del 40% di emissioni entro il 2030, bisogna andare nella direzione delle fonti rinnovabili – ha precisato l’inviato del ministero – e in questo contesto ci sono anche le rinnovabili termiche di cui si parla ancora poco e per le quali l’Italia ha bisogno di una seria politica che includa anche l’approvvigionamento delle risorse (un miliardo di euro all’anno è il costo delle importazioni di legna da ardere)”.

Silvestrini ha poi ricordato che il 4 aprile sarà portato in commissione il decreto sulla riqualificazione energetica dell’edilizia italiana e che l’obiettivo è di progettare nuovi edifici per i quali i costi energetici iniziali dovranno essere abbattuti. “Altra cosa da fare – ha concluso – è arrivare alla rottamazione dei vecchi impianti di riscaldamento: il Conto Termico è troppo complicato e per questo non viene seguito. Cambiare il parco comporterà raddoppiare il rendimento termico medio e ridurre da 2 a 3 volte le emissioni in atmosfera. E in quest’ottica gli impianti a biomassa legnosa sono una preziosa risorsa”. 

Al convegno il responsabile austriaco del centro di ricerca New Stoves 2020, Christoph Schmidl, ha portato la ricerca condotta su un campione di utilizzatori di stufe e caminetti d’oltr’Alpe. Ne risulta che la maggioranza inquina per il solo fatto di non conoscere le corrette regole di accensione e ricarica degli impianti e per non usare la legna giusta.

Marco Palazzetti, imprenditore aderente al Gruppo Apparecchi Domestici dell’Aiel, ha invocato il confronto diretto tra tutti i produttori e tra questi e le istituzioni pubbliche; e ha ricordato che gli eccellenti impianti italiani, così moderni da essere costruiti anticipando le più restrittive norme tedesche, non vengono acquistati dal nostro mercato, ma finiscono solo all’estero.

Che non sia più un mito il 90% di efficienza negli impianti di nuova generazione lo ha ribadito Marino Berton, presidente Aiel, il quale ha però ricordato che i due terzi del parco italiano di impianti termici è obsoleto e che andrebbero rinnovati 5 milioni di impianti nei prossimi 10 anni: sarebbe una risposta al rischio ambientale e anche uno straordinario incentivo occupazionale.

A proposito degli inquinanti da riscaldamento a biomasse, le esperienze di Veneto e Lombardia hanno messo in luce quanto resta da fare. L’assessore regionale veneto Maurizio Conte ha parlato dell’allarme in montagna, rilevato dalla presenza di polveri sottili: situazione che due anni fa ha portato la Provincia di Belluno ad avviare il piano di rottamazione delle vecchie stufe. In proposito è stato ricordato l’accordo di programma che tra poche settimane Aiel e Regione Veneto firmeranno per far partire un piano che prevede la formazione degli installatori, una campagna di sensibilizzazione dell’opinione pubblica e la promozione di caldaie performanti.

“Negli ultimi due anni nell’aria che si respira in Veneto ci sono meno polveri sottili-  ha detto Alessandro Benassi responsabile Dipartimento Ambiente della Regione, che tuttavia ha precisato – Il cancerogeno benzoapirene è però aumentato in conseguenza della crisi: più cittadini sono infatti ricorsi a vecchi impianti a legna che tenevano spenti e che non sono più in linea con i valori attuali”.

Dall’Arpa veneto Salvatore Patti ha esposto i dati  dell’indagine sull’uso delle biomasse legnose in regione. Risulta che i maggiori fruitori di impianti a legna si trovano in montagna (19%), dove il 30% dei residenti li adopera abitualmente. In testa nell’utilizzo di impianti a biomassa legnosa, le province di Belluno, Padova, Rovigo. Il 39% di questo parco è costituito da stufe tradizionali, il 14% da caminetti aperti e il 10% da caminetti chiusi. Le stufe a pellet sono presenti in montagna solo nel 7% dei casi, mentre in pianura arrivano al 17%.

Guido Lanzani della Direzione Generale Ambiente Energia e Sviluppo Sostenibile della Regione Lombardia, ha parlato dei limiti di sicurezza per l’aria lombarda, superati rispetto a ossido di azoto, ozono, benzoapirene (componente cancerogena delle polveri sottili). I piani di intervento regionali prevedono, dal 2015 al 2027 misure per ridurre il PM10 del 41% entro il 2020 e l’NO2 del 28%. Tra l’altro in quello che è uno dei primi piani del settore adottati in Italia, è vietato usare vecchi impianti a legna sopra i 300 metri di altitudine (dove vive il 15% della popolazione), sono stati resi obbligatori manutenzione e controlli degli impianti, si è istituito un catasto del parco macchine e fissati i rendimenti minimi per i nuovi apparecchi. All’accordo di progetto ambientale sottoscritto il 19 dicembre scorso a Milano, hanno aderito Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Trento e Bolzano, Emilia Romagna, Valle d’Aosta e Piemonte, più cinque ministeri. I soggetti si sono impegnati per far nascere il decreto che certifichi i piccoli impianti a biomassa, riveda i limiti delle emissioni degli impianti industriali a biomassa, riveda gli incentivi e sostenga il settore.

 


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