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domenica 6 aprile 2014

VINO: AL VINITALY LO SCANDALO "ITALIAN SECCO" FATTO DA GANCIA IN ARGENTINA

Si chiama “Italian secco” e sull’etichetta è ben evidente la scritta in italiano "spumante secco" e il marchio "Gancia", ma con una lente d’ingrandimento dietro la bottiglia si può leggere che è prodotto in Argentina.

Lo ha mostrato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo al Vinitaly in occasione dell’incontro “La legalità nel bicchiere, il piano d’azione” organizzato dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, dalla Coldiretti e dall’Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare alla presenza del Ministro dell’Interno Angelino Alfano, del Ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali Maurizio Martina, del Presidente del comitato scientifico dell’Osservatorio sulla criminalità Gian Carlo Caselli.

Il nome richiama il nostrano Prosecco, il vino nazionale che ha avuto il maggior incremento delle esportazioni, ma siamo di fronte a una bottiglia - denuncia la Coldiretti - che i consumatori identificano facilmente come italiana, ma che di italiano non ha niente perché le uve da cui proviene sono coltivate in Argentina, l’imbottigliamento avviene nel Paese sudamericano. Del resto lo scorso 7 agosto 2013 la Russian Standard, uno dei più grandi gruppi integrati produttori di liquori e vini, ha annunciato di aver aumentato al 94,1 per cento la sua quota di partecipazione in Gancia SpA, fondata nel 1850 da Carlo Gancia, creatore del primo spumante italiano Gancia e leader internazionale nella produzione di spumanti e vermouth.

Sul sito argentino www.gancia.com.ar nelle caratteristiche tecniche si legge che - riferisce la Coldiretti - "l’”Italian secco” è ottenuto dal 40 per cento viogner (40 per cento), chennin (25 per cento), chardonnay (25 per cento) e Ugni blanc (10 per cento) ed è uno spumante giallo verdastro che possiede un eccellente perlage, si annusano aromi da frutta come ananas, pesca e fiori di acacia, miele e lievito (pane appena sfornato)".

“Dopo che il presidente del Consorzio del Parmigiano Reggiano si è dimesso dalla società che deteneva indirettamente una quota in una spa che controlla la società ungherese Magyar, produttrice di un similgrana, siamo ora di fronte nel settore del vino ad un caso di italian sounding che colpisce pesantemente un altro settore di punta del Made in Italy agroalimentare”, ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare “l’esigenza di una profonda riflessione sulla politica di sviluppo agroalimentare del Paese per difendere l’identità del patrimonio agroalimentare nazionale. Troppo spesso denunciamo il fenomeno dell’italian sounding all’estero per poi scoprire che nasce all’interno dei confini nazionali, anche da chi dovrebbe essere portavoce del vero Made in Italy".

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